6 giugno 2009

La stanza dietro gli occhi - 3


La stanza nascosta si sta svuotando, sempre più velocemente.
Vedo immagini riflesse negli specchi diventare sottili, fondersi con le pareti.
La paura mi riempie gli occhi, mi soffoca la voce.
Vorrei fermarli, pregarli di non andarsene.
Perchè abbiamo bisogno di loro, perchè la nostra unica salvezza è non dimenticare.
La nostra unica lezione è la memoria.
Perchè le loro vite non siano state un sacrificio vano.
Come su una giostra, li vedo girare vorticosamente.
Corpi crocefissi dall'ignoranza, impiccati dal disprezzo, bruciati dalla paura.
Sguardi che mi pugnalano attraverso palpebre chiuse.

Vorrei consolarli, raccontargli che è grazie a loro che possiamo dirci liberi.
Vorrei cullare le loro tristi nenie con il vociare di mille lingue, nelle nostre strade.
Vorrei asciugare le loro lacrime, mostrando vite felici di chi oggi può camminare mano nella mano, anche se diversi.
Vorrei mostrargli un mondo cambiato.

Ma i loro occhi sono veri, i miei una illusione.
La loro forza reale, la mia ipocrisia.

E se cammino per strada vedo visi orientali, timidi.
E i loro occhi sono così simili a quelli di antenati emigranti, spaventati dalle ombre.
E se vedo bambini tzigani, i loro occhi sono così simili a quelli antichi, dimenticati, dietro al filo spinato.

E se sento chi accusa di rubarci il lavoro, penso alla notte dei cristalli.
E se vedo chi guarda con disprezzo l'uomo che prega sul tappeto, sento la sagoma nera dell'ignoranza ingrassare la violenza, la paura.

Mille volti mi attraversano l'anima.
File interminabili di operai alla frontiera.
File impaurite ad Ellis Island, quando i nostri avi erano "il male".
Mani piccole e vecchissime, strette attorno a fili spinati.
Sapore di cavoli e piombo.
Mani che barattano oro per un sospiro di speranza.
Occhi di innocenti che sognano il sole di Lampedusa.

E a chi mi dirà che ora è diverso, che prima veniamo noi, per diritto, gli mostrerò le foto dei nostri nonni, umiliati e picchiati all'estero, accusati di stupri, furti, omicidi.
E a chi mi dirà che nelle moschee si possono annidare i terroristi, gli dirò che le nostre chiese pullulano di mafiosi, devoti e miti al cospetto dei santi protettori.
E a chimi dirà che noi siamo i migliori, gli racconterò di un signore che credeva nella razza ariana.
E a chi mi dirà che non serve a nulla protestare, uscire damucchio, gli mostrerò i volti di chi per un diritto ha donato la vita.
E a chi mi dirà che sono fatti privati se si è diversi, che non è necessario dichiararlo al mondo, gli parlerò di Matthew Sheppard, e di chi è morto, perchè diverso.
E a chi mi dirà che la società oggi è tollerante, gli dirò che non volgio tollerare nè essere tollerato da nessuno, ma il rispetto sì.

E a chi mi dirà che per combattere ci vuole coraggio, e non tutti ne abbiamo.
Risponderò che non bisogna essere eroi, basterebbe non essere ipocriti.
Perchè qualcuno prima di noi ha lottato.
Qualcuno prima di noi ha sofferto.
Qualcuno prima di noi è stato picchiato, torturato, ucciso, annientato.

E non avrò timore ad abbracciare uno straniero.
E non avrò paura a dire che non credo in Dio, ma che rispetto chi crede in qualunque Dio.
E non avrò vergogna a mostrarmi mano nella mano con l'uomo che amo, perchè il mio amore non è diverso da quello altrui.
E non smetterò mai di combattere affinchè ogni essere umano abbia la stessa dignità e gli stessi diritti.

Perchè lo dobbiamo

Per chi prima di noi ha lottato.
Per chi è stato veramente un eroe.

Per noi.



2 commenti:

  1. Bello e vero quanto scrivi. La memoria ci inchioda alle nostre responsabilità di oggi, perchè i sacrifici, le umiliazioni, il martirio di quanti ci hanno preceduto non sia stato vano.Lo dobbiamo loro.Grazie!

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  2. Credo che la mancanza di memoria sia uno dei peggiori drammi di oggi.
    E è nostra responsabilità insegnare ai più giovani l'importanza della memoria, della politica, della partecipazione.
    Dobbiamo insegnarlo ai ragazzi, nonostante la Gelmini:))

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