2 giugno 2009

Uno sguardo tra la folla



Il caldo era quasi insopportabile.
Camminavo lungo la Fifth Avenue in un pomeriggio d'agosto - periodo allucinante per essere a NY.
Purtroppo però era anche l'unico periodo in cui potevo permettermi di andare a lavorare nella grande mela, visto che in Italia si era in ferie.
Camminavo celermente, nonostante il caldo, per non arrivare tardi all'appuntamento, con l'immancabile cravatta annodata ed un rivolo di sudore che mi scorreva lungo la schiena.
Sapevo però di non poter presentarmi dal mio cliente in abbigliamento informale, gli americani sono molto attenti alla forma, quando si tratta di lavoro.
Ogni isolato cercavo di rifugiarmi per qualche minuto all'interno di qualche magazzino, giusto per crogiolarmi nell'aria gelida dei condizionatori che creavano un piacevole sbalzo termico di decine di gradi tra la temperatura interna e quelle in strada.
Ero comunque in anticipo, come sempre.
Lo so, è una mia mania, un difetto,se volete. Ma non tollero i ritardi, con il risultato che spesso giungo agli appuntamenti con parecchio anticipo.
Il che, detto tra noi, non sempre è un male.
Arrivando in anticipo c'è sempre il tempo per riordinare i pensieri, per bersi un caffè ( cosa che vi sconsiglio a NY) o per osservare la gente che passa davanti al nostro campo visivo.
Anche quel pomeriggio d'agosto ero giunto con quasi mezz'ora di anticipo al luogo dell'appuntamento.
Dovevo vedermi con un responsabile di una grande azienda.
Non volevo arrivare in ritardo,ma non potevo neppure presentarmi con mezz'ora di anticipo.
Mi soffermai pertanto nei pressi dell'ingresso del palazzo, mi asciugai i rivoli di sudore che come un fiume in piena mi solcavano il viso e cercando di ritrovare un aspetto vagamente umano, rimasi appoggiato ad un muro, tenendo la cartella con i miei lavori sul marciapiede, tra le gambe, accendendomi una sigaretta.
Di fronte a me un incrocio, decine di taxi gialli strombazzavano per guadagnare qualche metro nel traffico caotico della città.
I passanti, una moltitudine di etnie miste ( una delle cose più affascinanti di questa grande città) si muovevavo indaffarati come formiche.
Immprovvisamente dalla mia sinistra vidi sbucare un bellissimo ragazzo in rollerblade.
Sembrava essere uscito da uno di quei telefilm che da ragazzini ci lasciavano con gli occhi sognanti.
Era giunto sui suoi pattini facendo gincane tra le auto, a torso nudo, con uno zaino sulle spalle.
Il mio sguardo gli fece una radiografia, la mascella mi cascò a terra, adorante.
Non avevo visto da tempo un essere più bello ed affascinante!
Rimasi come un ebete con la bocca semiaperta, lo sguardo fisso a quel corpo, mille pensieri che si rincorrevano nella mente.
Avrei dato qualunque cosa - mi dissi - per un suo sorriso, per uno sguardo d'intesa, per un cenno.
Sarà stato un sesto senso, o una casualità, non lo saprò mai.
Ma un secondo prima che l'incrocio si liberasse e quell'esemplare divino riprendesse il suo cammino, girò il suo volto verso di me.
Per un decimo di secondo i nostri occhi si fissarono.
Abbozzò un sorriso.
Scomparve nella folla.
...

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