3 giugno 2009

Una, dieci, cento vite



Amava rifugiarsi nelle pagine.

Giocava con le sfumature delle parole, assaporandone i suoni, le variazioni,

i colori.

Talvolta aveva l'impressione di esserne rapito, e una sensazione di immortalità, seppur momentanea, lo rendeva felice.

Felice di non doversi accontentare, mai, della sola vita reale.

Ogni qualvolta varcava quella porta - che nella sua immaginazione aveva le sembianze di un grande, antico portone cesellato, con enormi battenti a forma di testa di leone - temeva, forse in cuor suo sperava - di non farne ritorno.

Perchè oltre quel portone c'erano milioni di vite, milioni di anime che poteva indossare a piacimento.

Poteva sentirsi un cavaliere errante, o un esploratore. Un detective o un semplice liceale.

Poteva sentirsi uomo, donna, bambino o vecchio.

Ed ogni vita era la sua, ogni parola letta sembrava uscire dalla sua bocca, dai suoi pensieri.

In quel mondo sapeva di poter agire senza paura, senza giudizio, senza false morali.
E fu così che scoprì, per la prima volta, l'amore.
Accadde leggendo un libro che sarebbe rimasto nella sua memoria, in modo indelebile.
Il libro in questione era "La lingua perduta delle gru", di David Leavitt.
Era il primo romanzo in cui poteva riconoscere personaggi simili a lui, ma che, a differenza della realtà che viveva nel piccolo paese di provincia, vivevano la propria natura senza paura, senza vergogna, senza dover subire il giudizio altrui.
Certo, sapeva di essere in una finzione, in un mondo fittizio, ma quella lettura gli fece prendere una diversa coscienza di se stesso.
E fu da allora che cominciò, anche nella vita reale, a combattere, senza paura, per un mondo più libero.
Per poter dire "Io sono come tutti gli altri, e come tale pretendo gli stessi diritti, la stessa dignità!"
E fu da allora che comprese che i libri erano molto di più che pagine scritte, che storie narrate, che passatempi.
Scoprì che vita e letteratura potevano fondersi, potevano plasmare ideali e sogni, infondere forza e determinazione.
E fu da allora che non ebbe più timore di dire "Ti amo" ad un ragazzo del suo stesso sesso.
Perchè il suo amore non era diverso da quello di mille altri ragazzi e ragazze.
Perchè quando specchiava i suoi occhi negli occhi di chi amava, vedeva passare immagini di mille romanzi, di mille vite vissute e di quante ancora non inventate.
...
Ed anche ora, trascorsi diversi anni, chiuse il libro tenendo l'indice tra le pagine, sospirando.
Si guardò attorno, cercando tra la gente che passava, uno sguardo che lo avrebbe fatto innamorare.
Come in una nuova vita.
In un nuovo romanzo.



1 commento:

  1. Grazie per la visita e soprattutto la pazienza con cui hai letto le nostre chiacchiere quotidiane.Per noi è stato decisamente più facile e veloce, sufficiente però ad apprezzare le diverse riflessioni rasserenanti che proponi, tutte provocate dalla quotidianità.Rigiriamo quindi i complimenti a te, perchè abbiamo tutti bisogno di normalità e serenità!

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