4 giugno 2009

La stanza dietro gli occhi




Entro nella stanza.

Quella nascosta, dietro gli occhi.

Talvolta ci appoggio le emozioni, su un tavolo di cristallo.

Altre volte scaravento la rabbia, in un anglo, come stracci da buttare.

I ricordi, quelli che amo sfogliare nei giorni di pioggia, li conservo in vasi preziosi, insieme alle vecchie fotografie e ai sospiri.

Quelli tristi, invece, sono racchiusi in barattoli cupi. E hanno l'odore umido della muffa.

E' una stanza sovraffollata.

Piena di echi e di passi sul parquet.

Di pensieri, di ritagli di giornali, di immagini, colori e suoni.

Quadri dipinti, quadri pensati, quadri dimenticati.

Disordinata, come una vecchia soffitta.

Ricca, come una biblioteca senza confini.

Ci posso trovare di tutto, anche dopo secoli, perchè ogni giorno ci aggiungo qualcosa.

E qualcosa prendo in prestito, ogni volta.

La stanza ha innumerevoli angoli, che crescono e si spostano di continuo.

Come la memoria.

Ci sono angoli bui, dove non oso addentrarmi.

Angoli pieni di sinistri silenzi, di respiri trattenuti.

Sono gli angoli delle vite rubate, perse, dimenticate.

Angoli misteriosi, ricchi di scrigni e volumi non ancora sfogliati.

Ci sono angoli che respingono, che non si lasciano avvicinare.

E altri che con fascino perversosi avvolgono in spire di desiderio.

Un'enorme libreria, archivio di ciò che sono e di ciò che è stat prima di me.

Perchè in ogni vita ci sono frammenti di altre.

Volumi dei sogni, dei progetti.

E un volume particolare, con la copertina spessa, rovinata dall'usura.

Il volume dei perchè.

Qui ripongo milioni di domande, spesso senza risposte, talvolta con risposte parziali.

Un volume in continua espansione, come l'universo.

Perchè le domande non hanno mai fine,e si alimentano l'una con l'altra.

Come ombre, si allungano o scompaiono.

Come i pensieri, si nascondono tra gli interstizi delle parole.

Sotto le unghie della conoscenza.


Ci sono giorni in cui le domande esplodono senza preavviso.

Scappano da ogni fessura, scivolano lungo le pareti decorate, si aggrovigliano su colonne di fumo.

Come un bambino curioso che ad ogni risposta chiede un ulteriore perchè.

Succede ogni volta che la cronaca mi aggredisce, dalle pagine dei giornali.

Ogni volta che vorrei incidere nei muri i pensieri più duri.

Quelli scomodi.

Quelli veri.

Perchè il problema non sono le frasi dette, ma quelle taciute.

Perchè il peso non ricade solo sulle azioni commesse, ma anche su quelle evitate.

Ci sono giorni, ore, minuti, pesanti come macigni.

Complice la paura, talvolta.

Ci sono situazioni che se le sfuggi è meglio, ti dici.

Che non porteranno a nulla, ti illudi.

Ma poi eviti lo sguardo negli specchi, perchè lì non hai armi per vincere.

Il giudizo, quello intimo e personale, fende l'aria come una mannaia.


L'abbiamo fatto tutti, prima o poi.

Convincerci che le nostre azioni non siano una scelta, ma una condizione obbligata.

Ma in fondo sappiamo che la realtà è un'altra.


abbiamo sempre una scelta


Parole silenziose, pronunciate soltanto nella mente.

Sguardi abbassati, per non sentirci travolti.

C'è stato che ha finto di non vedere cosa succedeva ad Auschwitz.

E non è meno colpevole.

Situazioni diverse, pesi diversi.

Ma ogni giorno ti chiedi perchè.

Perchè seguire l'onda e fingere che le cose siano differenti.


...


continua...

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